Gabriele Catania,psicoterapeuta |
di Gabriele Catania
Sperling & Kupfer
pagg.196 € 16,00
isbn 9788820054038
Quanti di noi si sono lasciati sedurre dalla poesia e dalla musica di Fabrizio De Andrè? Quanti in quelle parole della magnifica coppia Giuseppe Bentivoglio - Fabrizio De Andrè in momenti particolari della propria vita hanno trovato risposte a dubbi e chetato inquietudini? Non mi meraviglia che l'opera di un grande autore possa rivelarsi catartica, terapeutica, quanti di noi hanno letto riviste scientifiche importanti narrare di pazienti in coma che si risvegliano al suono di una canzone?, la musicoterapia è una modalità di approccio alla persona , non verbale che in questi ultimi anni ha fatto passi da gigante nel campo riabilitativo, educativo, terapeutico di molti disagi. Quello che mi ha invece colpito in questo saggio, è la geniale umanità di De Andrè che ne esce prepotente, la sua capacità di dare parola al disagio mentale che è problema di ordine sociale e culturale prima che clinico. Gabriele Catania racconta la sua scoperta di questa specie di "musicoterapia" che passa attraverso l'ascolto delle canzoni di De Andrè, descrive l'anoressia, l'omosessualità vissuta come colpa, il disagio mentale, il complesso di Telemaco trovando associazioni con le canzoni di Fabrizio illuminanti, penso al Bonbarolo per il contrasto padre figlio, "La morte" per scavare nel disagio di chi ha paura di accettarla,"Un matto (dietro ogni scemo c'è un villaggio)" per analizzare il rapporto che noi cosiddetti sani abbiamo con il disagio mentale.Mi piace chiudere con la ballata che apre questo libro "La ballata dell'amore cieco", De Andrè la scrisse ispirato dalla lettura della poesia di un poeta francese "La Marie des Anges" di Jean Richepin, come nella canzone del poeta genovese si racconta di un uomo che per conquistare una donna è disposto a tutto, quando la donna infine gli chiede il cuore della madre, l'innamorato non batte ciglia, va e uccide sua madre, le strappa il cuore e lo porta alla donna che ama, ma nella poesia di Richepin c'è un epilogo diverso da quello deandreiano, il matricida correndo inciampa , il cuore ancora pulsante della madre nella sterpaglia chiede al figlio "T'es tu fait mal, mon enfant ? Figlio mio, ti sei fatto male ? "
Questa storia paradossale è uno degli esempi migliori per spiegare l'Amore a prescindere, quello che supera tutto , quello che rende impermeabili ad ogni sofferenza gli attori che lo vivono e lo condividono. Un saggio che consiglio a tutti.
Se la cultura non è in grado di incorporare il disagio mentale ogni tentativo di cura è destinato al fallimento.
di Luigi De Rosa
Fabrizio De Andrè |
1 commento:
questa storia è stata raccontata negli anni '50 da Brunella Gasperini, giornalista e scrittrice sottovalutata, relegata al ruolo di "consigli di cuore", mentre ben più robusta era la sua prosa e la sua analisi sociologica. Ciao Brunella, te ne sei andata troppo presto
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