16 gen 2012

salam alik ?


L'assaggiatrice
Giuseppina Torregrossa
Rubettino €16,00 pagine 149



Ancilluzza,bella siciliana, vive una di quelle vite noiosamente rassicuranti,sposata con l'ingegnere capo di un piccolo Comune, due bambine Amalia e Caterina, una famiglia come tante della piccola borghesia di provincia.Un giorno però alla porta di Ancilluzza bussa la Polizia, il marito Gaetano è scomparso. Si pensa subito al peggio:basta aprire le pagine di cronaca di qualsiasi giornale italiano per capire che certe cariche pubbliche , soprattutto appalti e cemento fanno gola alla mala vita e Gaetano "a quaccheduno avrà pestato i peri!"
Dunque Ancilluzza, con due bambine,senza marito e senza lavoro, con mutui e debiti da pagare dapprima passa il tempo a chiànciri e ad "attapanarsi"poi grazie a Fifidda,sua sorella, tosta di carattere e di cuore, raccoglie i cocci della propria vita
e decide di trasferirsi a Strafalcello,baglio trapanese, zona turistica dove il vecchio padre possiede un magazzino. In questo luogo ameno, Ancilù e Fifidda che di professione
fa l'architetto, mettono su un negozietto di prodotti locali "Odori e Sapori".Il capitale iniziale è esiguo,mentre i debiti continuano a crescere,ma nonostante tutto la bedda matre siciliana prende coraggio e si dedica anima e corpo a costruirsi una nuova vita.La felicità sembra di nuovo fare capolino nella vita della mischina diversi mesi dopo la disgrazia:un pomeriggio bel raggio di sole entra nel suo negozio, si chiama Hamed, è alto bruno,ha fame!,lei gli serve il pane cunzato: taglia il pane e pensa a quei muscoli ben torniti,taglia i pomodorini
e pensa a quelle labbra rosse e turgide,affetta il formaggio e pensa a quei denti bianchi,pulisce le sarde vi spruzza origano e pepe nero e pensa all'odore di mare di quel corpo, dipinto fatimida,caduto dalla volta di una cappella palermitana,abbaglia,intriga,conquista!
Alncilluzza e Hamed "si assaggiano": eros e cibo sono il filo conduttore di quest'originale
romanzo da gustare fino in fondo,ma u pastizzu e che Gaetano tornò, vivu era...

di Luigi De Rosa


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