Il pensionante
di Gerges Simenon
Adelphi pp.167 e 18,00
isbn 9788845929588
Chi mastica letteratura non avrebbe dubbi nell'etichettare questo romanzo come un "mainstream" fra quelli nati dalla fantasia di Simenon, e non ci sono dubbi a riguardo. Il romanziere francese costruisce un romanzo da talentuoso artigiano della parola, la psicologia dei personaggi, gli ambienti, le relazioni che suggellano complicità e rancori fra i personaggi, nulla è lasciato al caso; eppure la narrazione scorre fluida, non c'è Maigret a farci da guida fra i meandri oscuri della mente dell'assassino, ma la vicenda stessa svela moventi e strane connivenze. Elie Nagèar, uomo d'affari di origini turche, sta trascorrendo una breve vacanza a Bruxelles in un noto albergo in compagnia di una entreneuse, Sylvie. Nagèar, rimasto senza soldi, quasi per noia, insegue sul treno diretto a Parigi, un banchiere Van der Cruyssen conosciuto in albergo, lo uccide e lo deruba di tutti i soldi. Tornato a Bruxelles confessa il crimine a Sylvie che decide di aiutarlo mandandolo a pensione dalla vecchia madre. La signora Baron, madre di Sylvie, sposata con un ferroviere, che nella sua casa ospita studenti e pensionanti occasionali prende a ben volere quel giovane turco dai modi educati, sarà l'altra figlia, Antoinette, da sempre gelosa di Sylvie, a scoprire prima il torbido legame che c'è fra i due e poi quel crimine che tiene banco da giorni sui maggiori quotidiani belgi; l'assassinio efferato commesso sul treno diretto a Parigi di un banchiere, alla vittima è stato sfondato il cranio con una chiave inglese, ma le banconote chi gli sono state portate via erano segnate; se l'assassino le spenderà darà una traccia alla polizia che saprà dove cercarlo.
Elie e Sylvie li hanno spesi quei maledetti soldi? Sì, la caccia è cominciata, Nagèar, braccato, si salverà?
di Luigi De Rosa
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