Carceri borboniche
...la negazione di Dio?
di Giovanni Attinà
Stamperia del Valentino pp. 110 € 15,00
isbn 9788895063591
Giovanni Attinà, napoletano residente a Trieste, è stato per decenni dirigente penitenziario e grande appassionato di storia locale, ha condotto inoltre ricerche approfondite sul sistema detentivo borbonico. Il saggio che vi presentiamo in questo post è il frutto prezioso del suo attento lavoro di ricerca. Fino a pochi anni fa la storia raccontata dai vincitori aveva descritto i Borbone di Napoli come una delle peggiori dinastie europee, spesso vere e proprie menzogne sono state spacciate per verità storiche, come la descrizione che mister William Gladstone fece nel 1851 del sistema governativo borbonico definenito dal diplomatico britannico nelle sue lettere al Governo di Sua Maestà : "la negazione di Dio, la sovversione di ogni idea morale e sociale eretta a sistema di governo". In realtà come si illustra nel testo di Attinà, lord Gladstone fu interprete ante litteram di quel sistema di delegittimazione dell'avversario politico che noi oggi conosciamo come "macchina del fango" in quel tempo messa in atto dagli inglesi contro i Borbone rei di appoggiare la politica di espansione dei francesi nel Mediterraneo. Questo saggio getta nuova luce sul sistema detentivo borbonico, dimostra che le carceri partenopee non erano peggiori, nè migliori di quelle britanniche, piemontesi o austriache.
Ricostruisce ubicazione e struttura di antiche carceri analizzando i molti toponimi esistenti nella ex capitale del Regno delle due Sicilie. Rievoca origini e aneddoti di carceri come la Vicaria, San Francesco, Santa Maria ad Agnone, S.Eframo, Concordia, Poggioreale, Fronne e delle isole-prigione.
Analizza gli studi di autori come Gaetano Filangieri e Cesare Beccaria, smaschera panzane come il coccodrillo di Castel Capuano o i bagni penali negli escrementi ai quali sarebbero stati sottoposti i prigionieri ischitani.
di Luigi De Rosa
(il testo è disonibile in libreria)
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