Napoli racconta
fatti e fattarielli letti sulle lapidi
di Luciano Recano
Arte Tipografica Editrice
isbn 9788889776834
pagine 110; illustrato; € 15,00
Napoli, Piazza del Gesù, mi imbatto in una lapide che racconta a noi pedoni
l'unicità di questa città che il Bureau du Patrimoine Mondial dell'UNESCO il 5 dicembre del 1997 ha voluto sancire inserendola nella lista dedicata al Patrimonio dell'Umanità. Col petto gonfio, proseguo la passeggiata in Via San Biagio ai Librai, qui c'è un'altra lapide, vi si legge che in quella casa è nato Giambattista Vico,Luciano Racano la mia guida ne approfitta per ricordarmi grandezze e tribolazioni dell'autore della "Scienza Nuova". Luciano Recano però ha il dono della sintesi, racconta l'essenziale, incuriosisce senza annoiare. Camminiamo ancora e di fronte a noi si apre Via Caracciolo, leggiamo la lapide subito con l'immaginazione andiamo alla celebre scena del comandante che guarda sprezzante Nelson (quello di Trafalgar) che lo condanna a morte vigliaccamente. Da Via Caracciolo arriviamo in via Chiaia, altra lapide, meno impegnativa se vogliamo, c'è scritto che in questo luogo cento anni fa Raffaele Esposito e sua moglie Rosina Brandi servirono una pizza di loro creazione alla Regina Margherita, che dei sapori e dei colori di questa pietanza: rosso pomodoro, bianco mozzarella e verde basilico s'innamorò perdutamente. Lasciamo via Chiaia per Via Capitelli c'imbattiamo in una nuova lapide in onore di Raffaele Sacco, scienziato e accademico, ma soprattutto inventore di una canzonetta che scrisse quasi per scherzo a tavola con gli amici in una taverna del posto, da cui fece fatica poi a uscire per la folla commossa che si era radunata tutt'intorno per ascoltare : Te voglio bene assaje e tu nun pienze a me...
In Viale Gramsci c'imbattiamo in una lapide dedicata a Gaetano Gaeta in arte E.A. Mario e subito Luciano Recano comincia a canticchiarmi "Tammurriata Nera" e a raccontarmi di quando Edoardo Nicolardi, dirigente del Loreto Mare, dovette correre in sala parto; una ragazza napoletana aveva partorito un bambino di colore, avvenimento che aveva sorpreso e scandalizzato i familiari della giovane. Abbandoniamo il trambusto e da Via Municipio imbocchiamo via Cervantes, Cervantes? Quello del Don Chisciotte? Sì , proprio lui che Napoli l'amò profondamente, tanto da citarla anche nel suo capolavoro come "città più deliziosa al Mondo". Lasciamo via Cervantes direzione Piazza Mercato dove le lapidi sono intrise di "sangue". L'ambiente è spettrale, leggiamo un nome su tutti Masaniello e già l'immaginazione vola nella Napoli dei Vicerè fatta di miseria, ribellioni e giustizia sommaria che spesso si tradusse in impiccagioni. La descrizione di lapidi e dei fatti storici che ne hanno determinato l'installazione ci conduce fin su al Vomero, senza stancarci. Un libro questo che firma Luciano Recano caratterizzato da chiarezza espositiva, competenza e quel signorile umorismo alla Professor Bellavista che seduce il lettore fino all'ultima pagina.
di Luigi De Rosa
Nessun commento:
Posta un commento