1 feb 2012

Costa Concordia, rotta sulla verità


Concordia
La vera storia
di Fiorenza Sarzanini e Marco Imarisio
Corriere della Sera Edizioni

Tragedia della Costa Concordia 15 morti accertati e 24 dispersi
è nel nome di queste persone che si deve cercare la Verità.

Gli inviati del Corriere della Sera intrecciando inchiesta e racconto
parlano di quella maledetta notte all'isola del Giglio.
Una nave gigantesca per un'assurda manovra va a sbattere sugli scogli.
Schettino e De Falco, i piccoli e grandi gesti di coloro che erano a bordo.
Che cosa successe veramente in quei sessantotto minuti?

(...)Qualunque capitano di una nave ha due compiti:guidare la sua nave con sicurezza e competenza,e, in caso di incidente o naufragio, garantire il salvataggio dei passeggeri,dell'equipaggio,del carico e ,se possibile, della nave stessa.E' questo il motivo per cui in altri tempi,un capitano degno di questo nome alle volte affondava insieme alla sua nave, poichè la sua presenza a bordo era garanzia che fino all'ultimo momento si fosse cercato di fare tutto il possibile.E' così un capitano capace di guidare bene una nave e di salvare ,in caso di incidente o tragedia la maggior parte delle vite e delle merci possibili viene considerato,oggi come allora, un marinaio competente.Nel naufragio della Costa Concordia il concetto di incompetenza è stato trattato con una certa leggerezza.Non credo che il capitano Schettino fosse incompetente.Trent'anni di esperienza ed un ottimo curriculum professionale l'hanno portato sul ponte di comando di quella nave da crociera.Percorreva una una rotta conosciuta e la manovra di avvicinamento alla costa è comune in quel tipo di viaggi.Inoltre,dopo che si era aperta la falla nella carena poppiera-il che indicherebbe che la nave si stava già posizionando a dritta per evitare l'impatto-,la manovra di calare le ancore per far virare la nave di 180°,nonostante la sala macchine allagata e i motori fuori uso, sfruttando l'abbrivio in modo da accostarla alla riva ed avitare che affondasse in acque profonde,se confermata,sarebbe una manovra impeccabile,degna di un marinaio dotato di ottimi riflessi.(...)Pur applicando al capitano di una nave tutto il rigore giudiziario che il suo errore merita, è possibile comprendere la tragedia del marinaio.Simpatizzare con lui nonostante la disgrazia.Ma l'incompetenza e la vigliaccheria di un capitano nell'affrontare le conseguenze di un errore o nella sfortuna lo rendono indegno di qualunque simpatia(...)
di Arturo Pèrez Reverte,
navigatore e autore di libri di argomento nautico articolo del

Corriere della Sera edizione del 31 gennaio 2012

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