"Ho sempre voluto che ammiraste il mio digiuno",
ovvero guardando Kafka
di Philip RothEinaudi pagine 50 € 8,00
Solo l'estro geniale e cinico del grande Philip Roth poteva darci un ritratto così
originale di Franz Kafka. "Amore mio,Amore mio..." sono le ultime parole
strazianti che Dora Dymant grida al suo Franz sul letto di morte. Il 3 giugno 1924 poco più che quarantenne Kafka,soffocato dalla tubercolosi ai polmoni, conclude la sua avventura su questa terra in compagnia del suo grande amore,Dora, una ragazza tedesca conosciuta durante una vacanza estiva sul mar Baltico, l'unica donna capace di strapparlo a Praga ,alle sue sorelle a suo padre,l'unica donna capace di spingerlo fuori dalla "tana" per lasciarsi trasportare dalla corrente turbolenta del fiume chiamato Vita.Roth incrocia la narrazione degli ultimi giorni di Kafka con l'ultimo racconto "La tana" (...) è la storia di un animale con un acuto senso del pericolo la cui vita è organizzata attorno al principio della difesa, e i cui profondi desideri sono rivolti alla sicurezza e alla serenità.(...) lo scavatore è tutto preso dai pericoli che possono venire dal mondo esterno fino a quando scopre dei rumori venire dal ventre della terra, sotto la sua tana: un altro animale?, sta scavando in direzione della sua tana?, cosa accadrà?
Non lo sapremo mai, perchè Kafka non completerà questo racconto,ma Roth nella seconda parte di questo testo, con un suo racconto, sembra voler dare una risposta al signor Gregor Samsa, chissà se anche questa volta l'abbandoneranno tutti.
di Luigi De Rosa
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