Ammazziamo il gattopardo
di Alan Friedman
Rizzoli pp.297 € 18,00
isbn 9788817072168
“In Sicilia non importa far male o far bene: il
peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di
“fare”. Siamo vecchi, Chevalley, vecchissimi. Sono venticinque secoli
almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà
eterogenee, tutte venute da fuori già complete e perfezionate, nessuna
germogliata da noi stessi, nessuna a cui abbiamo dato il “la”; noi siamo
dei bianchi quanto lo è lei, Chevalley, e quanto la regina
d’Inghilterra; eppure da duemilacinquecento anni siamo colonia. Non lo
dico per lagnarmi: è in gran parte colpa nostra; ma siamo stanchi e
svuotati lo stesso”
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”
“Appartengo ad una generazione disgraziata a
cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti
e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi,
sono privo d’illusioni”
“L’amore? Fuoco e fiamme per un anno, e cenere per trenta”
“Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci
sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti
gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della
terra”
di Giuseppe Tomasi di Lampedusa da il Gattopardo;Premio Strega 1959
Basta sostituire la parola "Sicilia" con "Italia", poi quello che racconta " il principe Fabrizio, il gattopardo" a Chevalley calza a pennello per tutti noi Italiani. In questo saggio l'americano Friedman traccia una possibile via d'uscita a questa crisi economica e morale, ma fose è come Chevalley, molto ottimista, anche perchè di gattopardi "d'ammazzare" per cambiare questo paese sono più d'uno, o no?
a cura di Luigi De Rosa
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