Morte di un blasfemo
di Francesca Milano
San Paolo edizioni pagine 140 e 12,00
Il 15 luglio è stato presentato sulla splendida terrazza di Villa Fondi a Piano di Sorrento,grazie ad un'ostinata ed appassionata organizzazione della Pro Loco coordinata dal presidente Marco D'Esposito, il saggio della giornalista del Sole 24 Ore ,Francesca Milano, "Morte di un blasfemo" biografia di Shahbaz Bathi, ministro cattolico pakistano assassinato dai Talebani nel marzo 2011 perchè nella sua breve esistenza aveva avuto " l'ardire " di battersi per migliorare i rapporti tra Mussulmani,Induisti e Cristiani in quella miscela esplosiva di violenza e soprusi che è ancor oggi il paese asiatico. Bathi aveva cercato il dialogo e non lo scontro interreligioso, aveva tentato di portare amore e rispetto là dove c'era stato e c'è il più ottuso odio religioso.Don Rito Maresca, moderatore della serata,comincia il suo intervento mentre davanti ai suoi occhi
la terrazza si stipa di un pubblico attento e silenzioso e il parterre è quello delle grandi occasioni,presenti il Sindaco Giovanni Ruggiero e il parroco don Pasquale Irolla. Don Rito citando uno dei classici della letteratura internazionale che celebra da sempre l'Amicizia e la lotta all'odio più bieco, quello razziale: "L'Amico ritrovato di Fred Uhlman", ci ha introdotto a quello che è l'argomento cardine del testo di Francesca e della vita di Shahbaz Bathi:il rispetto dell'altro.Il sacerdote ha dato una doppia interpretazione all'Amico ritrovato,usato come degna introduzione al libro su Bathi, la prima personale, legata al rivedere, dopo tanti anni la compagna di liceo, Francesca, ritornare nella sua terra con il sogno che aveva nel cassetto da liceale realizzato: diventare giornalista.Poi il parroco di Massa Lubrense ha posto l'accento sul personaggio centrale del capolavoro di Uhlman,Konradin che, esponente di una nobile famiglia tedesca, muore lottando per il rispetto della minoranza ebrea alla quale apparteneva l'amico d'infanzia Hans; così come Bathi offrirà in Pakistan, decenni dopo, la propria vita per la causa delle minoranze cristiane ed induiste nel suo paese dove la legge nera(la blasfemia)che ricorda per cieca ottusità quella razziale di Hitler e la ferocia dei Talebani simile in tutto a quella delle SS, mietono centinaia di vittime innocenti. Quella del 15 luglio è stata una serata che ha regalato emozioni che raramente si vivono in questi tempi di superficiale promozione e marketing che nulla hanno a che fare con la Letteratura. Don Rito si è emozionato raccontando lo slogan che Francesca , compagna di liceo, scriveva su un lenzuolo bianco "Ho bisogno di un sogno" pensando al suo futuro, a me personalmente queste poche parole hanno regalato l'emozione di un haiku giapponese :
Ho bisogno
di un
sogno
in poche parole l'haijin, in questo caso l'amico ritrovato,don Rito, sintetizza un caleidoscopio di emozioni:quelle dell'adolescente della piccola provincia italiana che sogna di diventare giornalista, quelle del povero studente cattolico pakistano che sogna un mondo migliore per il suo paese, quelle del ragazzo che fra i banchi del liceo scopre la vocazione per Cristo.Tuttavia quando si scrive un haiku,il poeta,l'haijin, ci rammenta che è regola fondamentale il riferimento al kigo, la stagione, il momento dell'anno al quale si riferisce la poesia,ma l'haiku di Francesca Milano non ha bisogno di una stagione particolare perchè le raccoglie tutte,sono quelle legate ai sogni di chi non rinuncia mai a credere in un mondo migliore come ci ha insegnato Shahbaz Bathi.
di Luigi De Rosa
P.S. : Il 20 luglio "Morte di un blasfemo" sarà presentato a Vico Equense alla presenza di mons.Francesco Alfano.
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