A' Vela e Suppiello
racconto di Luigi De Rosa
Marina di Cassano è un piccolo borgo di marinai della città di Piano di Sorrento, nascosto sotto un costone tufaceo giallo ocra coronato da cespugli sempreverdi. All'alba i primi raggi del sole sono pennelli inzuppati di rosa durante la notte da un munaciello dispettoso che, destato dal Sole,dipinge l'intero abitato dello stesso colore rosato . In spiaggia i pescatori e le loro donne non hanno requie, come le onde del mare che carezzano la battigia, di primo mattino è tutto un travagliare senza sosta,si riparano le reti,si divide il pescato , si caricano e scaricano panieri dalle cianciole,si 'nghiomma schiomma vicino alle tartane...si fatica, e che fatica!
La vita dei pescatori è dura,e se ciò che si deve fare si fa tutti i giorni allo stesso orario e con la stessa magra consolazione può divenire assai noiosa, cosicché quando Suppiello decide di andare a Recommone, la gente corre sotto la finestra di casa sua come a teatro. Teresina e 'a Ricciulella chiamano a gran voce 'e doie sore Llonghe , se ci fosse un loggione sarebbero lassù le quattro pescivendole, a sventolarsi incessantemente con ventagli di seta. Francisco r' 'a Papagnala tuzzulea sulla spalla di Capa Vullenta, che si ferma,alza la testa e sorride, si allontana dal gozzo che stava pulendo e fa segno a 'o Zazzariello di correre da loro. Perfino Zaccheo smette il suo "rosario"giornaliero (contemporaneamente i Santi del calendario liberano le orecchie dei tappi di cera e tirano un sospiro), 'a Zucosa si siede su una bitta sbuffando sornione e Tatore 'a Cambiale abbandona gli scorfani nella cesta a boccheggiare e respirare inutile aria. Dalla finestra i primi "allucchi" della povera moglie, "mannaggia a te e quando t'aggio spusato", aiuto!, aiuto!, chiamate 'e guardie! Currite,currite 'o marito mio è pazzo! La moglie di Giuseppiello detto Suppiello è una furia, lotta fra le lenzuola matrimoniali,il marito da una parte lei dall'altra come una vergine che vuole resistere, tira e molla, tira e allucca,neanche da giovani e innamorati il loro talamo ha assistito a simili schermaglie: "maledetto, 'o lenzuolo buono do curredo 'e mammà", "lascia! 'nfame!"
Suppiello non molla, pensa al gozzo già pronto,calce,pietre e legna li ha già sistemati a dovere, don Ciccio De Angelis gli ha promesso una sostanziosa ricompensa, ma sua moglie tene a capa tosta! La mattina , quando deve andare a Recommone a lavorare cerca sempre di fuggire via come un ladro, ma è il lenzuolo a fregarlo, sì perchè quel panno a lui serve come vela, quando doppia Punta Vaccola, prende il lenzuolo lo piega a triangolo ne lega una parte al remo di scorta,poi una punta la fissa al paletto della polena ed infine lo issa sul corto alberotto, quella goffa velatura a dire il vero, neanche il maestrale la disdegna, anzi vi si abbandona,come un amante fra le lenzuola,appunto, e spinge Suppiello che finalmente può tirare i proverbiali remi in barca fino a Nerano. Allo spuntare di quella strana vela gli abitanti di Marina del Cantone, sanno che "il capitano" di quel "veliero" altri non può essere se non Suppiello
che ven' cu tre det' e vela!
di Luigi De Rosa
Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale. Ho preso spunto per la narrazione di questo breve racconto dal saggio "Gente di Terra e di Mare " edito da La Conchiglia che Antonino De Angelis dedica ai soprannomi e alle tradizioni della Penisola Sorrentina,un modo per non lasciare all'oblio storie, usi e costumi del tempo andato, testimonianze di notevole interesse socio-etno-antropologico.
(in alto a destra "Veduta di Napoli" , olio su tela 1881 di Francesco Saverio Torcia collezione privata)
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