7 mar 2011
Della Sirenetta e degli altri migranti
In questi giorni sono, sotto gli occhi di tutti, i barconi
di migranti che arrivato sulle coste italiane. Disperati
in cerca d'aiuto, trattati da Gheddafi, nel suo delirio di
onnipotenza, come spauracchio per l'Europa di una futura
invasione che si eviterà solo lasciandolo sul suo trono di sangue.
( E non è detto che certi Europei non gli credano, l'egoismo
cinico fa parte di certa sub cultura strisciante da tempo nell'Unione)
Stamane leggevo il nuovo numero di Poesia n.258 Direttore Nicola Crocetti
(vi consiglio di visitare anche il sito www.poesia.it) e fra le tante opere, mi ha
colpito questa poesia del Professor Tabish Khair (nella foto) classe '66
nato e cresciuto a Gaya, città santa per gli induisti e dall'India
venuto a lavorare nella fradda Aarhus (Danimarca) come
Professore associato nell'omonima Università.
Mi ha colpito perchè con originalità il poeta indiano, paragona
la Sirenetta (che ne avrebbe pensato Andersen?) ad un migrante
che per vivere l'amore deve rinunciare a sè stessa, a ciò che la rende
unica ed individuo, le scaglie, la coda...il mare e migrare in un mondo altro.
Immigrante
(La Sirenetta)
Che fatica muoversi su gambe nuove:
Il castigo delle consonanti,il vibrato delle vocali.
E tu per cui rinunciai a un regno
Non puoi amare quello che ero.
Spiando nel mio passato
Vedi
Solo
Scaglie e sterpaglie
Un tempo avevo una voce
ora solo due gambe
Alle volte mi domando
Se lo scambio sia stato equo e solidale
da Man of Glass di Tabish Khair traduzione di Graziano Kratli.
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