30 gen 2011

Barbalbero:"...ha una mente di metallo e ingranaggi, a lui non interessano più le cose che crescono...."di JRR Tolkien critica a Saruman o all'uomo?



Il quaderno degli alberi
di Paola Fantin
Kellermann pagine 100 € 10,00

Credo che uno dei momenti più belli di una passeggiata in aperta
campagna, quando d’estate il sole, ormai alto nel cielo, rende la temperatura insopportabile è trovare riparo e frescura sotto la chioma di un grande albero.
Sedersi e poggiare la schiena sul suo tronco, osservare le sue radici che possenti artigliano la terra, affondano in essa, rimangono unite a lei:”finchè morte non le separi”. E che dire di quei rami che si stendono verso il cielo infinito, ali ricoperte di piume verdi, sembrano volare pur rimanendo ben piantate alla terra. In questa guida, Paola Fantin ci racconta di questi straordinari monumenti di cui madre natura ci ha fatto dono. Nel suo libro ci imbattiamo nei Larici di Bolzano già 2200 anni fa erano lì a veder passare gli elefanti di Annibale. Una menzione merita la Farnia di Portogruaro la cui corteccia offre rifugio ai viandanti e pellegrini da settecento anni. La roverella della Rocca che di anni ne ha duecento ed è sempre circondata dai fiori portati dai credenti, da quando,un secolo prima, dei poveri contadini videro la Madonna seduta fra i suoi rami. La Fantin ci parla del cedro di Chiarano piantato da Cesare in persona a ricordo della vittoria su Pompeo. Dell’olivo a Vittorio Veneto di Papa Albino Luciani,del Castagnèr di San Giusto a Fregona in Lessinia che ispirò a Dante le bolge dell’inferno. Il platano gigantesco fra le cui fronde si nascosero 100 bersaglieri durante la seconda guerra mondiale a Caprino Veronese.
Di alberi nel testo l’autrice ne descrive molti altri, di ognuno c’è un disegno, la storia, le caratteristiche e una guida su come arrivarci in auto o in treno come se si trattasse veramente di musei “vivi” da visitare.
A margine di questa recensione mi piace lanciare un’idea agli amici del WWF Campano, quella di censire gli alberi antichi della nostra terra, raccoglierne la storia come ha fatto per il suo Veneto la Fantin, scrivere un testo da lasciare alle future generazioni, insegnare loro l’amore e il rispetto per la natura. In questi giorni nella nostra Sorrento un esemplare di Pinus pinea che da 130 anni faceva ombra alle centinaia di viaggiatori che si affacciavano dalla terrazza
di Villa Nardi è stato tagliato perché disseccato, il barone Maximilian Von Gunderròde di Francoforte il secolo scorso lo aveva piantato dando al paesaggio una spruzzata di verde persa nell’azzurro del mare e del cielo del Golfo di Sorrento che rendevano la veduta dalla terrazza ancora più suggestiva.
Per fortuna la nuova normativa impone di piantare un nuovo esemplare: una piccola vittoria in un paese dove la "Kultura" del cemento sembra essere l’unico interesse.

di Luigi De Rosa

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