3 ago 2010

Noce e Pane, pasto da Sovrane!



La noce sorrentina
di Don Vincenzo Simeoli
La Pergamena Editore pagine 50
Genere Saggio Breve
Questo bellissimo libretto ha un capitolo finale dedicato all’uso della noce in cucina, vi sono decine di ricette che l’autore ha raccolto ascoltando cuoche di Piano e dintorni che da tempo immemore si tramandano gelosamente le ricette di madre in figlia.

…fare memoria grata del passato,
a vivere con passione il presente,
ad aprirci con fiducia al futuro…”
(Giovanni Paolo II , Nuovo Millennio Inuente)

Quella sera Agostino, ad ora tarda, decise di rompere gli indugi e tornare a casa, salutò l’amico Simpliciano e s’incamminò lungo un sentiero erboso. I suoi pensieri erano tutti presi dal mistero del Cristo e dalla nostalgia di Monica, la vecchia madre rimasta in Algeria a Tagaste da sempre la sua luce nella notte buia,lo scoglio a cui aggrapparsi nella tempesta, quando la vita era severa con lui. D’improvviso la pioggerellina che aveva accompagnato il suo cammino divenne battente e lampi e tuoni iniziarono a sferzare l’aria. Agostino si guardò intorno e visto un noce, ricordandosi dei racconti dei contadini che dicevano di quest’albero che era immune ai fulmini di Giove, vi si riparò. La mattina seguente fu svegliato dal tiepido calore dei raggi del sole che penetravano il fogliame e illuminavano in centinaia di fasci la corteccia dell’albero. Sul mantello, che aveva adoperato per ripararsi, c’erano centinaia di noci. Prese quei frutti che gli amici italiani gli avevano insegnato a gustare e li dispose davanti a sè, sperava di fare colazione con quei frutti. Cominciò con fatica a togliere il mallo, poi con forza ruppe il guscio per assaporare avidamente il tenero gheriglio e allora capì, così la nostra mente,quasi a volersi prendere gioco di noi, in momenti e posti inusuali ci sorprende illuminando d’improvviso ombre e dubbi che sembravano non volerci abbandonare. Guardò il mallo verde, indicava la carne “il vero uomo” che ha provato l’amarezza della passione; il seme (gheriglio) la dolce interiorità della divinità,”il vero Dio” che elargisce nutrimento e rende possibile la luce per mezzo del suo olio “Spirito Santo”; infine il guscio, il legno della croce. Così una piccola noce svelò a Sant’Agostino uno dei fondamenti di quella che sarebbe stata la sua Teologia.

Nel testo di don Vincenzo Simeoli è menzionata anche un’altra bella leggenda legata al culto della noce, quella dell’innamoramento di Dioniso per la candida Caria che morì di dolore a causa della trasformazione in pietre delle sue sorelline che si erano attirate l’ira di Apollo, ma Dioniso riuscì a sconfiggere la morte trasformando l’amata in una noce pronta a rinascere ad ogni primavera. Come non ricordare le “Janare” di Benevento che sotto il noce onoravano il loro padrone,Satana, con sabba scellerati e lussuriosi.
Accanto a note storiche e mitologiche, il sacerdote non perde occasione per erudirci su tutte le nozioni scientifiche che riguardano la noce e il noce, la botanica, la cura, la raccolta, tutte le tipologie di noce, la loro distinzione,le proprieta organolettiche, quelle nutrizionali, l’uso nella medicina per combattere il colesterolo, le malattie cardiache,il diabete,le proprietà afrodisiache etc etc. Il sacerdote poi passa a raccontare dei pregi del legno, il tipo di taglio,le parti nobili come la radica e le parti meno pregiate, i maestri che hanno reso questo nobile albero famoso in tutto il mondo con l’uso dello stesso nella tarsia, nella fabbricazione di mobili di sofisticata fattura e, perché no, anche di bellissime bare destinate ad accogliere il sonno eterno dei Re.

Ahho attient’, guagliù con calma, il maestro d’ascia quella mattina era nervoso, c’erano presenti tutti al taglio.
In via Madonna di Rosella, in quel tratto di strada chiamata sotto ‘e noce”, don Ciccio Caccaviello si era venduto un magnifico noce. Pissi Pissi in persona era venuto a battere la corteccia, a scrutare ogni centimetro di quella pianta, il famoso falegname non voleva fare brutta figura col dottore Francesco Saverio Irolla che desiderava per la sua Farmacia i mobili più belli della Penisola. Il taglio dell’albero durò a lungo, 15 metri d’altezza e due metri di circonferenza: un noce maestoso. Alla fine l’albero cedette, Pissi Pissi si precipitò sul ceppone senza paura voleva vederne il cuore , voleva vedere subito di che “tempra” era fatto quell’albero e rimase senza parole quando vide la radica, quando nella sua mente d’artista capì che quello non era legno: era arte!
“Solo a Caruotto! Solo a Caruotto!” , sentenziò il prete don Alfredo Amendola tra il serio e il faceto,” ci sono piante così belle, avevano ragione i coloni greci quando ci chiamarono carottesi da Καρυον(Charoun) in greco antico noce” ,siamo coltivatori di noci, le ghiande di Giove!”

P.S: Le persone e i luoghi citati nei due racconti sono realmente esistiti la fonte maggiore da cui ho tratto le informazioni è il testo di Don Vincenzo, le vicende invece sono frutto della mia fantasia.

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