Del proibito amor
di Dino Falconio
Illustrazioni di Elvira Giannattasio
Grimaldi & C. Editori
isbn 9788898199181 € 14,00
Dino Falconio l'avevamo lasciato impegnato nella descrizione di avventure fantozziane con gli sci fra discese impervie e maestri leghisti in Jamme ncoppe 'e sci (2012) per poi finire a illustrare il nevrotico mondo di chi decide che è tempo di eliminare i chili di troppo ma non ha ancora fatto i conti con i parossismi di nutrizionisti e dietologi vedi Il tempo delle diete (2013), il tutto condito dal suo irrefrenabile umorismo very british, not much napulitan. Ritrovarlo narratore di una vicenda così struggente, inquietante e delicata quale fu la storia d'amore che ha legato Ferrante d'Aragona con la sorella Eleonora è stata una piacevolissima sorpresa. Non era facile raccontare quest'amore proibito ma Falconio c'è riuscito benissimo, senza scadere nel volgare, nell'erotismo da "cento sfumature", anzi il suo racconto è quello dello "storico" innamorato della sua città, deciso a narrare la Napoli dei Baroni, delle lotte senza esclusione di colpi tra Aragonesi e Angioini con la convinzione che un popolo che non serba memoria di quello che è stato, è un popolo privo di identità : sciatto e INDIFFERENZIATO.
L'amor proibito nato prestissimo fra i due ragazzini, Ferrante futuro Re di Napoli (1459) ed Eleonora, i bastardi di don Alfonso Re d'Aragona, figli di una delle sue tante amanti , Gueraldona Carlino, si protrasse tutta la vita. Fratello e sorella divennero amanti in una notte di plenilunio quando a Valencia insieme all'altra sorella, Maria, pensavano solo a sopravvivere all'odio di Maria di Castiglia che di quei bastardi avrebbe fatto volentieri a meno, come il cardinale Alfonso Borja fututo papa Callisto III acerrimo nemico di Ferrante. Quest'amore contro natura sfidò e sconfisse anche quello legittimo, consacrato da Dio, quello di Isabella Chiaromonte sposa di Ferrante e soprattutto di Marino Marzano, Duca di Sessa, marito gelosissimo di Eleonora, sarà quest'ultimo a presentare il conto salatissimo ai due fedifraghi.
di Luigi De Rosa
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