Una certa idea di Napoli
di Antonio Ghirelli Mondadori pagine 139 € 18,00 Genere Saggio
Certamente, dopo aver letto questo breve saggio di quella penna arguta che è Antonio Ghirelli, una certa idea di Napoli il lettore la realizza ed è amara perché Napoli meriterebbe un rispetto maggiore , specialmente da chi dice di amarla. Fra le tante citazioni incontrate durante la lettura mi piace ricordare quello che diceva Pier Paolo Pasolini: “I napoletani sono oggi una grande tribù, come i Tuareg o i Beja…questa tribù ha deciso, senza rispondere alle possibili mutazioni coatte, di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, quello che chiamiamo storia, modernità. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all’ultimo napoletani, cioè irripetibili”. Ghirelli ci racconta brevemente la sua idea di Napoli e lo fa con garbo e competenza, con lui “sbarchiamo” da emigranti greci a Pizzofalcone, fondiamo Palepoli, ci battiamo e ci “abbracciamo” con le popolazioni locali, ci accordiamo con l’invasore Romano come faremo spesso nei secoli a venire con altri stranieri. Con Antonio Ghirelli riscopriamo i costumi, gli usi e le superstizioni, le canzoni, le poesie, l'arte, gli amori e la cucina. Leggiamo delle 41 eruzioni “ra’ muntagna!”, dei 20 terremoti delle 10 epidemie e 6 carestie della parata di santi patroni (sette) di quelli ausiliari (otto) e soprattutto delle anime del Purgatorio “inventate” dal genio religioso dei partenopei per tenere testa a tutta questa sfortuna. Il saggio è ricco anche di brevi biografie ed aneddoti su personaggi che hanno fatto grande , come si suol dire , Napoli, sarebbe bello poterli menzionare tutto, ma riscriveremmo il libro. Fra tutti scelgo Matilde Serao che col marito Edoardo Scarfoglio fondò la testata giornalistica più importante della città “Il Mattino”. La Serao è stata uno spirito libero ed indipendente,sempre pronta a battersi contro l’ingiustizia dalle colonne prima di “Capitan Fracassa” e poi da quelle del Mattino.I suoi libri sono stati all’epoca quello che oggi è stato Gomorra di Saviano per noi , un pugno in pieno volto all’istituzione inetta e alla corruzione, su tutti bisogna ricordare “Il ventre di Napoli.” Voglio dedicare qualche riga anche al pilastro del teatro napoletano Eduardo De Filippo. Sulle tavole del palcoscenico ha raccontato la miseria, la ribellione, la dignità offesa e lo "scuorno" del popolo napoletano. In modo meno sanguigno rispetto ad un altro grande , Raffaele Viviani, ha messo il dito nelle piaghe di un popolo, ma come lui stesso disse al Presidente Pertini quando ebbe la nomina di Senatore a vita, non poteva fare a meno di dire la verità. Infine , da sorrentino, mi piace ricordare nel saggio le belle parole che Ghirelli dedica alla mia terra che da sempre per i Napoletani ha rappresentato un rifugio ameno al trambusto metropolitano:” …è a Sorrento che si danno appuntamento i due golfi di Napoli e Salerno.Sorrento,una perla rara che Hippolyte Taine ebbe a definire un luxe de roi tanto la trovò ricca di doti naturali e di bellezza, tanto fu estasiato da quel clima di cui Berbardo Tasso, il padre del poeta, lasciò scritto che è “sì sereno, sì temperato, sì salutifero e sì vitale, che gli uomini che senza provar altro cielo vi vivono, sono quasi immortali”…”
di Antonio Ghirelli Mondadori pagine 139 € 18,00 Genere Saggio
Certamente, dopo aver letto questo breve saggio di quella penna arguta che è Antonio Ghirelli, una certa idea di Napoli il lettore la realizza ed è amara perché Napoli meriterebbe un rispetto maggiore , specialmente da chi dice di amarla. Fra le tante citazioni incontrate durante la lettura mi piace ricordare quello che diceva Pier Paolo Pasolini: “I napoletani sono oggi una grande tribù, come i Tuareg o i Beja…questa tribù ha deciso, senza rispondere alle possibili mutazioni coatte, di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, quello che chiamiamo storia, modernità. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all’ultimo napoletani, cioè irripetibili”. Ghirelli ci racconta brevemente la sua idea di Napoli e lo fa con garbo e competenza, con lui “sbarchiamo” da emigranti greci a Pizzofalcone, fondiamo Palepoli, ci battiamo e ci “abbracciamo” con le popolazioni locali, ci accordiamo con l’invasore Romano come faremo spesso nei secoli a venire con altri stranieri. Con Antonio Ghirelli riscopriamo i costumi, gli usi e le superstizioni, le canzoni, le poesie, l'arte, gli amori e la cucina. Leggiamo delle 41 eruzioni “ra’ muntagna!”, dei 20 terremoti delle 10 epidemie e 6 carestie della parata di santi patroni (sette) di quelli ausiliari (otto) e soprattutto delle anime del Purgatorio “inventate” dal genio religioso dei partenopei per tenere testa a tutta questa sfortuna. Il saggio è ricco anche di brevi biografie ed aneddoti su personaggi che hanno fatto grande , come si suol dire , Napoli, sarebbe bello poterli menzionare tutto, ma riscriveremmo il libro. Fra tutti scelgo Matilde Serao che col marito Edoardo Scarfoglio fondò la testata giornalistica più importante della città “Il Mattino”. La Serao è stata uno spirito libero ed indipendente,sempre pronta a battersi contro l’ingiustizia dalle colonne prima di “Capitan Fracassa” e poi da quelle del Mattino.I suoi libri sono stati all’epoca quello che oggi è stato Gomorra di Saviano per noi , un pugno in pieno volto all’istituzione inetta e alla corruzione, su tutti bisogna ricordare “Il ventre di Napoli.” Voglio dedicare qualche riga anche al pilastro del teatro napoletano Eduardo De Filippo. Sulle tavole del palcoscenico ha raccontato la miseria, la ribellione, la dignità offesa e lo "scuorno" del popolo napoletano. In modo meno sanguigno rispetto ad un altro grande , Raffaele Viviani, ha messo il dito nelle piaghe di un popolo, ma come lui stesso disse al Presidente Pertini quando ebbe la nomina di Senatore a vita, non poteva fare a meno di dire la verità. Infine , da sorrentino, mi piace ricordare nel saggio le belle parole che Ghirelli dedica alla mia terra che da sempre per i Napoletani ha rappresentato un rifugio ameno al trambusto metropolitano:” …è a Sorrento che si danno appuntamento i due golfi di Napoli e Salerno.Sorrento,una perla rara che Hippolyte Taine ebbe a definire un luxe de roi tanto la trovò ricca di doti naturali e di bellezza, tanto fu estasiato da quel clima di cui Berbardo Tasso, il padre del poeta, lasciò scritto che è “sì sereno, sì temperato, sì salutifero e sì vitale, che gli uomini che senza provar altro cielo vi vivono, sono quasi immortali”…”
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