19 giu 2013

Mannaggia a Bubbà

Mannaggia a Bubbà
di Luciano Galassi
Kairòs 181p.,€ 14,00
isbn 9788898029037

Luciano Galassi,saggisti
Mannaggia a Bubbà per chi non è napoletano ha poco o nessun significato, anche se una certa curiosità la desta, come la maggior parte delle frasi dialettali che colorano sempre di meno la nostra parlata ormai globalizzata, sempre più ricca di anglicismi e parole straniere, penso che  nel futuro prossimo , visto l'andamento dell'Economia, nella nostra lingua faranno capolino anche gli ideogrammi e gli scrittori abituati a sciacquare i panni in Arno si arrendranno alla piena dello Huàng Hè o Fiume Giallo. Ma bando alle ciance (vernacolo toscano), la particolarità di questa raccolta di detti,aforismi,interiezioni,imprecazioni e invettive in dialetto napoletano è che l'autore, che in alcuni casi non le riscontra più nella parlata di tutti i giorni, le ha ritrovate: vivaddio!, ancora usate:vive e vegete!, in quel mare aperto che è internet.Dunque per assurdo il dialetto che la società globalizzata sembrava aver dimenticato anzi scurdato ,sembra rientrare dalla porta principale: il web. Ma torniamo a Bubbà, c'è chi sostiene fosse un impiccione vissuto nei tempi  antichi a Napoli, di quei traffichini che per usare un'altra espressione classica era proprio prezzemolino ogni minestra, a lui si imprecava per non prendersela con i Santi, infatti mannaggia è forma sincopata di male n'aggia : male ne abbia:chi? Ma Bubbà , naturalmente!
All'ànema d''a palla! Scusatemi non volevo essere triviale, nè mancare di rispetto a Bubbà, fra le tante imprecazioni napoletane che ho letto nel testo mi è venuta in mente questa e l'altra simile nel significato "cèuza!, cèveza!" parole che in dialetto napoletano indicano il frutto del gelso, l'espressione corrisponde all' italiana "caspita!". Ora per spiegazioni ed etimologie vi rimando al bel saggio di Galassi, a me fa piacere raccontarvi un episodio storico che riguarda Ferinando IV, Re di Napoli, gaffeur degno di Berlusconi, si dice che un giorno a tavola con il generale Borosdine, venuto a Napoli con 1500 soldati per aiutarlo a sconfiggere i Francesi, un po come Berlusconi che riceve un generale di Putin venuto a dargli una mano contro quei saccenti di Sarkosy e la Merkel,ebbene  Borosdine ad un certo punto in piedi di fronte a tutta la tavolata mette mano all'impugnatura della spada, la tira fuori per metà e guardando negli occhi Ferdinando IV gli dice: "Sire giuro di non riporla nel fodero fino a quando non li avremo sterminati tutti!"
Re Ferdinando, che dovete sapere  era uno che la scuola, permettete la parola: la schifava, pensava solo alla caccia e alle donnine e parlava solo napoletano, guardò il generale russo e come se stesse rispondendo ad uno dei suoi lazzari,senza cattiveria, perchè parlava come mangiava: gli disse : Cèuza! all'anima d''a palla! Facendo ridere l'intera tavolata. A questo punto Borosdine s'offese, ripose la spada nel fodero e raggiunse la sua nave  all'ancora nel porto deciso a far ritorno in Russia. Mannaggia a capa soia, 'o rRe Nasone nun se sapeva ciunca' 'a vocca?
(Maledizione alla sua dabbenaggine, non sapeva tacere il Re soprannominato Nasone per quell'enorme proboscide che gli spartiva gli occhi?)
di Luigi De Rosa


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