
Si è spento serenamente a Roma all'età di 97 anni (6 febbraio 2011)
il padre della neuropsichiatria infantile Giovanni Bollea,
uno scienziato che ha dedicato la sua vita ai più
piccoli e indifesi: bambini con la sindrome di Down,
bambini con lesioni cerebrali, bambini e adolescenti senza malanni fisici
ma minati nell'anima da violenze e abbandoni.
Di lui voglio ricordare su tutti il libro:
"Le madri non sbagliano mai" Feltrinelli Editore, un saggio
che è stato e sarà guida illuminate e rivelatrice per centinaia di genitori.
"Il sorriso è lo stare con la madre,
il ridere è la manifestazione dell'orgoglio
e della soddisfazione di eseguire e conquistare

qualcosa insegnatogli da lei, dalla quale gli giunge
un segno di allegra approvazione.
Il sorriso è quindi amore, il ridere è...obbedire.
Coinvolgerlo in modo positivo nelle realtà quotidiane:
ecco che l'elemento formativo darà felicità al bambino,
se non lo avete mai fatto sentire come un ordine.
(da La Stampa di Torino edizione del 7 febbraio 2011)
Qual è l’approccio migliore, dunque? Cosa dire a un bambino?
Una correzione, anche di una piccola mancanza, non deve essere punita con la violenza, ma va spiegata. Il genitore deve riconoscere che esiste la “possibilità di sbaglio”. In qualche modo deve vestire i panni del capo-ufficio andando alla ricerca dei “perché”, proprio come fanno i bambini. Indagare, dunque, ed essere obiettivo.
Un bambino che ha subito maltrattamenti che adulto sarà?
Può darsi che sia un adulto che voglia sempre difendersi, che abbia paura di sbagliare, che abbia una cattiva stima di se stesso, oppure può diventare un ribelle che accetta, sì, lo schiaffo ma dicendo «un giorno lo darò io». Una violenza che si manifesterà nei rapporti fuori casa.
(Intervista da www.romasette.it giornalista Mariaelena Finessi)
Nessun commento:
Posta un commento