14 apr 2011

Della vita dedicata



Vivere non basta

di Marcello Veneziani

Mondadori pag.133 € 18,50

Veneziani immagina che dalle macerie,causate dalla dabbenaggine tutta italiana di non aver cura dei propri tesori, della “Casa del Moralista” a Pompei alcuni archeologi rinvengano degli antichi papiri che si scoprirà contengono un fitto scambio epistolare tra Seneca ed un suo alunno Lucilio. Dalla raccolta di queste epistole nasce questo saggio incantevole e toccante che ,alla fine, non è altro che un atto d’amore dello scrittore pugliese verso il suo Maestro di sempre:Seneca. Dunque Lucilio parla con Seneca della filosofia,della vita, dell’amore,del sesso e della morte ma soprattutto della Felicità. Al centro di tutto il discorso , credo di aver individuato un concetto, che mi è piaciuto su tutti: “la vita non va solo pienamente vissuta, va anche pensata e poi dedicata…una vita non può essere dedicata a se stessa, cioè ripiegata sulla sua stessa ombra, ma a qualcosa che la superi, la preceda e la sopravanzi,qualcosa che la riempia. La vita non può disperdersi come una freccia scagliata nel buio. Una vita senza dedizione è oscura,nemmeno vissuta ma subita, decisa dalle occasioni e dagli impulsi. Per dedicarla devi però nutrire una convinzione: ciò che facciamo lascia un segno, non scivola e non svanisce ogni cosa, ma di tutto resta una traccia. A proposito di vita dedicata ricordo il passo toccante dell’incontro di Lucilio con Pietro. Sulla strada per Roma i loro sguardi si incrociano, lui pagano osserva il moribondo sulla croce e guardandolo negli occhi guarda verso terra,il posto dove finiremo tutti,la fine di ogni cosa?, San Pietro guarda il pagano, a testa in giù sulla croce ha il cielo su di sé,guarda in alto pur nella fine, l’inizio non la fine! Altro momento delicato è quello dei soldati di Cesare che aspettano sotto le stelle ,( de sideribus scrive Cesare, da qui la parola desiderio) i commilitoni che tornano dalla battaglia, dal carnaio!L’attesa affidata alle stelle si chiama desiderio, esso è ciò che ci rende umani perché la felicità è desiderio, è un ritorno dalla sofferenza alla vita. Tutti temi raccontati con semplicità e chiarezza, dopo Amor fati , un altro saggio sulla “meraviglia” come la chiamava Aristotele: la Filosofia che eleva l’uomo capace di interrogarsi sull’esistenza e non si lascia irretire dalle sirene del materialismo nichilista.

di Luigi De Rosa

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