14 mar 2011

Kifaya! Il mondo arabo chiede libertà!


La rivoluzione dei gelsomini
di Tahar Ben Jelloun
Rizzoli edizioni pag.140 € 9,90



Dieci anni fa mi capitò fra le mani un piccolo libretto della Bompiani
di uno scrittore franco marocchino, a me sconosciuto, “Il razzismo spiegato a mia figlia”, cominciai a leggerlo e non riuscii a staccarmene fino all’ultima pagina; mai mi era capitato di sfogliare un testo sul razzismo così chiaro, incisivo e interessante. Quando , fra le schede dei libri di prossima pubblicazione della Bompiani ho scorto la firma di Tahar Ben Jelloun, ho subito prenotato le copie per la mia libreria. Ho letto il libro, ho dato un’occhiata ai vaneggiamenti di Gheddafi, ho pensato ad Al Qaeda, a Saddam Hussein che con la barba incolta esce dalla topaia dove si era rifugiato, ho visto con profonda tristezza la foto di Mohamed Buazizi ed ho capito, un po’ di più , quel grande piccolo mistero chiamato : Uomo (Mussulmano, Cristiano,Buddista o Ateo fa lo stesso).

Qualche tempo fa a Sidi Bouzid, paesino tunisino, c’era un fruttivendolo di nome Mohamed Buazizi, ogni giorno per sfamare la sua famiglia, col suo banchetto si recava lungo gli angoli della strada. In Tunisia, la regola non scritta per chi vuole fare certi lavori, è allungare una banconota al poliziotto di turno, che chiuderà uno o due occhi.In Tunisia come nel resto del Maghreb dove il rispetto per l’individuo e lo stato di diritto sono parole straniere, ciò che muove tutti è la legge dei dittatori, la loro avidità che diventa ancor più cieca e cinica nei loro sottoposti, si chiama “racha” in Arabo,ya ‘rchi, rechoua è un espressione che sta ad indicare il legno marcio, divorato dall’interno col quale non si può costruire più nulla.Questo sono oggi la maggior parte degli Stati arabi, dittature dove pochi ricchi godono delle fortune immense derivate da gas e petrolio e molti sopravvivono in catapecchie disumane, società marcie.
Mohamed Buazizi, che non volle piegarsi alla corruzione, vide confiscato il suo carretto e la sua dignità di uomo calpestata con la violenza fisica e psicologica. Mohamed chiese di essere ascoltato, ma le autorità lo ignorarono.
Mohamed decise di ricorrere ad un gesto estremo, si diede fuoco davanti al palazzo di giustizia. Questo gesto estremo che, badate bene il suicidio è condannato dall’Islam, diede vita ad una delle più grande rivoluzioni della storia contemporanea “la rivoluzione dei gelsomini”. Il popolo tunisino scese in piazza contro Ben Alì il dittatore che per anni, grazie anche agli occhi chiusi dei grandi d’Europa, aveva vessato il suo popolo. Ben Alì, non capiva, come non capiscono Gheddafi o Mubarak, si recò perfino al capezzale di quel pezzente, coglione che si era dato fuoco,prima che morisse,ma era troppo tardi per il suo "regno". Il fuoco che aveva bruciato Mohamed avrebbe acceso l’orgoglio di un intero popolo che chiese e ottenne la libertà e la fine di Ben Alì.
Questo è solo un episodio ma molti altri esempi e racconti troverete in questo libro che vi spiegherà chi sono Ben Alì, Gheddafi, Mubarak, Fratelli Mussulmani, che cosa significa kifaya, fawda,al qaeda,hagra etc etc
di Luigi De Rosa

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