16 ago 2010

Il porto accende ad altri i suoi lumi; ma al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore.Umbero Saba


Naufragi e scomparizioni in mare
di Fortunato Imperato

confine edizioni pag.95 € 10,00

Fortunato Imperato è stato un dei migliori “Uomini di mare” della marineria sorrentina, diplomato presso l’Istituto Nautico “Nino Bixio” di Piano di Sorrento, fra il 1951 e 1953 prestò servizio militare nella Marina Italiana. Nel 1958 fù Primo Ufficiale di Coperta sulla Motonave Gardigan, seguirono altri imbarchi impegnativi.Nel 1962 entrò nell’organico degli ufficiali della Tirrenia.Nel 1974, quale Primo Ufficiale del traghetto Pascoli diresse le operazioni di salvataggio dei naufraghi della nave russa Kaldimikii. Nel 1978 assunse il grado di Comandante e nel 1985 in considerazione della sua professionalità fu chiamato a Napoli presso la Direzione Generale per dare il suo contributo nell’Ufficio Marittimo.Nel 1999 assunse la presidenza dell’Associazione Marittima di Mutuo Soccorso tra Capitani, che ha sede nella Casina dei Capitani di Meta di Sorrento, carica che mantenne fino al giorno della sua scomparsa.
Per anni il Comandante Imperato si è occupato di ricerche storiche sulla navigazione. Questo saggio da una parte rende note le storie drammatiche di tanti velieri, la tragica scomparsa degli uomini che ne formavano gli equipaggi , dall’altra con le tabelle, la documentazione, i dipinti, i diorami e le fotografie offre alle generazioni future uno strumento prezioso di analisi storica e memoria sociale.
La fonte del saggio è costituita dai Registri degli atti di morte del Comune di Meta.
L’elenco dei marinai che leggiamo nelle numerose tavole ricorda quello dei caduti in guerra, una guerra che non finirà mai tra l’uomo e il mare.
Le storie drammatiche narrate in questo saggio, ahimè non sono poche, lasciano l’amaro in bocca ma anche la consapevolezza che tanto si è fatto rispetto ai casi narrati e tanto si farà, grazie al contributo delle associazioni marittime di mutuo soccorso per la sicurezza degli uomini in mare .
Cito fra tutte la drammatica scomparsa del Capitano Gennaro Lauro.
“Giuro, chiamando Dio a testimone”, questa la formula di rito delle dichiarazioni dei testimoni dinanzi al cancelliere del Tribunale di Napoli,sembra l’inizio di una preghiera che dall’animo di un disperato aggrappato ad un legno in mezzo all’infinito buio di una tempesta grida a Dio:”vita!”
Era il 5 Gennaio del 1867 e il Brigantino “Carlo” aveva lasciato New Port dopo aver completato il carico di corbon fossile. Durante la navigazione la nave incappò in una tremenda tempesta. “D’un tratto”, racconta Raffaele Castellano uno dei testimoni, “una grossa onda si frangeva contro il bordo sinistro del legno, con gran veemenza, in modo che il Capitano e il suo timoniere Aniello Esposito, furono gettati sulla murata di dritta, però il timoniere rimase sul bordo ed il Capitano Lauro, fu sbalzato in mare”.
“Tutti i marinai scesero in coperta e si adoperarono per salvare il Capitano che perì tra le onde”.
Testimoni, impotenti, tragedia nella tragedia, i due figli del Capitano che videro risucchiato tra le onde il corpo del povero padre.

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