24 lug 2010

Fantasmi a Sant'Agnello



Il mistero della casa affacciata sul mare
di Franco Gargiulo
Nicola Longobardi Editore pagine 125 € 13,00
Genere Romanzo
In appendice a quest’edizione un piccolo saggio sulla storia di Villa Nicolini arricchito da foto inedite.

Giovanna abbandona la vita stressante di città, un matrimonio che è definitivamente naufragato e insieme alla figlioletta Silvia decide di rifugiarsi nella sua nuova casa nel piccolo paese di Sant’Agnello dove spera di rifarsi una vita.
All’arrivo nella tranquilla cittadina tutto sembra procedere come programmato.
La casa è bellissima, appartenuta ad un famoso scultore, Giovanni Nicolini, è a picco sul mare. Il mare di Sorrento fa da pavimento ad un soffitto, il cielo della Penisola, azzurrissimo e gli aranceti incorniciano quest’incantevole quadro naturalistico. Il venticello che spira incessantemente dal mare e l’ombra degli alberi nel giardino della villa spezzano la calura estiva. Quest’incanto bucolico è drammaticamente interrotto dalle strane presenze che aleggiano nelle tenebrose stanze e caverne sottostanti l’antica dimora.
Infatti,Giovanna, terrorizzata durante la notte da rumori e lamenti lugubri, decide di rifugiarsi in un albergo vicino ed aspettare l’arrivo del vecchio padre per affrontare insieme i fantasmi.
La giovane mamma, si dimostrerà tenace e coraggiosa, scoprirà in un’antica grotta, scavata probabilmente dai Romani che per primi abitarono quel luogo, il piccolo scheletro di un bimbo e un affresco che ritraeva una bellissima matrona romana. L’origine di quest’affresco e l’identità di questa donna saranno la chiave di volta del mistero.

Godiamoci la vita, mia Lesbia, l'amore,
e il mormorio dei vecchi inaciditi
consideriamolo un soldo bucato.
I giorni che muoiono possono tornare,
ma se questa nostra breve luce muore
noi dormiremo un'unica notte senza fine.
Dammi mille baci e ancora cento,
dammene altri mille e ancora cento,
sempre, sempre mille e ancora cento.
E quando alla fine saranno migliaia
per scordare tutto ne imbroglieremo il conto,
perché nessuno possa stringere in malie
un numero di baci cosí grande.
Gaio Valerio Catullo

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