Chadźi-Murat
di Lev Nikolaevič Tolstoj
Voland pagine 194 € 10,00
Genere Romanzo
Questo splendido romanzo di Tolstoj è stato pubblicato postumo per volere dell’autore, si dice che lo scrisse contemporaneamente a Guerra e Pace e che, nel corso delle varie pubblicazioni subì diverse censure, soprattutto per la critica allo zar Nicola che emerge palesemente nel XV capitolo, probabilmente, visto l’argomento trattato, la ribellione Cecena, anche il nuovo “zar Putin” avrebbe voluto fare lo stesso.
Nel romanzo è narrata la vita di un ribelle Chadzì-Murat ,amato e stimato da tutte le popolazioni caucasiche, Àvari,Tartari,Ceceni, che si batte per la loro indipendenza dagli odiati Russi. Purtroppo i contrasti tra Chadzì-Murat e il suo imam Šamil, uomo rude e arrivista succeduto al vecchio e amato Gamzat-Bek, costringono l’eroe ad abbandonare le sue genti e chiedere aiuto e ospitalità ai Russi.
Chadzì-Murat si arrende al governatore Voncorov uomo intelligente e raffinato che prende subito in simpatia il ribelle al quale assicura una cordiale e sincera ospitalità nella sua fortezza. Voncorov, deve comunque rendere conto al Ministro della Guerra Aleksandr Cernyšëv di tutte le decisioni da prendere riguardo al prigioniero e alla guerra nel Caucaso.
Fra i due ufficiali russi non corre buon sangue, Cernyšëv , che morirà anni dopo a Castellammare di Stabia in Campania dove si era rifugiato, tenta di tutto per mettere in cattiva luce il governatore agli occhi dello Zar Nicola, ma non vi riesce. Nonostante l’amicizia di Voncorov, i mesi passano, senza che nulla accada, le mogli e i figli di Chadzi-Murat sono prigionieri dell’imam e i Russi, ai quali il ribelle ceceno ha chiesto di proporre uno scambio di prigionieri, cincischiano. Lo Zar Nicola, ottuso stratega, ordina un attacco nei territori di Šamil e i suoi uomini si rendono protagonisti di una carneficina. Chadzi-Murat non ha più pazienza, decide di fuggire dalla sua prigione dorata e tentare da solo di salvare i suoi figli, gli avvenimenti precipitano e molto altro sangue è destinato a bagnare la terra cecena.
Dal romanzo ho tratto questo passaggio che rende appieno la sofferenza dei sopravvissuti Ceceni alla strage di donne e bambini operata dai Russi per ordine dello Zar: - Di odio per i Russi nessuno parlava. Il sentimento che provavano tutti i Ceceni, dal più piccolo al più grande,era più forte dell’odio. Non era odio, era il non riconoscere questi cani russi come uomini, e un disgusto tale,una ripugnanza e un imbarazzo tali di fronte alla crudeltà insensata di questi esseri, che il desiderio di sterminarli, così come il desiderio di sterminare i topi, i ragni velenosi o i lupi, era tanto naturale quanto l’istinto di conservazione .Pag 130 -
di Lev Nikolaevič Tolstoj
Voland pagine 194 € 10,00
Genere Romanzo
Questo splendido romanzo di Tolstoj è stato pubblicato postumo per volere dell’autore, si dice che lo scrisse contemporaneamente a Guerra e Pace e che, nel corso delle varie pubblicazioni subì diverse censure, soprattutto per la critica allo zar Nicola che emerge palesemente nel XV capitolo, probabilmente, visto l’argomento trattato, la ribellione Cecena, anche il nuovo “zar Putin” avrebbe voluto fare lo stesso.
Nel romanzo è narrata la vita di un ribelle Chadzì-Murat ,amato e stimato da tutte le popolazioni caucasiche, Àvari,Tartari,Ceceni, che si batte per la loro indipendenza dagli odiati Russi. Purtroppo i contrasti tra Chadzì-Murat e il suo imam Šamil, uomo rude e arrivista succeduto al vecchio e amato Gamzat-Bek, costringono l’eroe ad abbandonare le sue genti e chiedere aiuto e ospitalità ai Russi.
Chadzì-Murat si arrende al governatore Voncorov uomo intelligente e raffinato che prende subito in simpatia il ribelle al quale assicura una cordiale e sincera ospitalità nella sua fortezza. Voncorov, deve comunque rendere conto al Ministro della Guerra Aleksandr Cernyšëv di tutte le decisioni da prendere riguardo al prigioniero e alla guerra nel Caucaso.
Fra i due ufficiali russi non corre buon sangue, Cernyšëv , che morirà anni dopo a Castellammare di Stabia in Campania dove si era rifugiato, tenta di tutto per mettere in cattiva luce il governatore agli occhi dello Zar Nicola, ma non vi riesce. Nonostante l’amicizia di Voncorov, i mesi passano, senza che nulla accada, le mogli e i figli di Chadzi-Murat sono prigionieri dell’imam e i Russi, ai quali il ribelle ceceno ha chiesto di proporre uno scambio di prigionieri, cincischiano. Lo Zar Nicola, ottuso stratega, ordina un attacco nei territori di Šamil e i suoi uomini si rendono protagonisti di una carneficina. Chadzi-Murat non ha più pazienza, decide di fuggire dalla sua prigione dorata e tentare da solo di salvare i suoi figli, gli avvenimenti precipitano e molto altro sangue è destinato a bagnare la terra cecena.
Dal romanzo ho tratto questo passaggio che rende appieno la sofferenza dei sopravvissuti Ceceni alla strage di donne e bambini operata dai Russi per ordine dello Zar: - Di odio per i Russi nessuno parlava. Il sentimento che provavano tutti i Ceceni, dal più piccolo al più grande,era più forte dell’odio. Non era odio, era il non riconoscere questi cani russi come uomini, e un disgusto tale,una ripugnanza e un imbarazzo tali di fronte alla crudeltà insensata di questi esseri, che il desiderio di sterminarli, così come il desiderio di sterminare i topi, i ragni velenosi o i lupi, era tanto naturale quanto l’istinto di conservazione .Pag 130 -
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