14 lug 2013

Vorrei che tutti noi crescessimo nella decrescita

La decrescita felice
di Maurizio Pallante
Edizioni per la decrescita felice
pagg.173 € 15,00
isbn 9788896085134


Questo testo di Maurizio Pallante è un excursus chiaro e sintetico
sulle tematiche centrali che caratterizzano il movimento "Decrescita Felice".
Sostanzialmente il Movimento a fronte degli sprechi che comportano i nostri stili di vita consiglia , attraverso l'adozione di tecniche sia  legate alla tradizione dei nostri padri sia ad molto innovative, un'ottimizzazione dello sfruttamento e della distribuzione di tutte le risorse. Basta fare un po di conti per scoprire
che l 'adozione dell'autoproduzione di alimenti e non (yogurt, pane, sapone  etc )  quando è possibile o l' acquisto di alimenti di stagione dal contadino: la spesa a chilometro zero, potrebbero ridurre inquinamento e spreco, offrire a noi consumatori una qualità dei prodotti migliore. Fondamentale per il Movimento è la ristrutturazione delle nostre abitazioni che attualmente bruciano e inquinano tantissimo, ancora una volta l'adozione di tecniche antiche di costruzione e così come le innovazioni suggerite dalla domotica ridurrebbero drasticamente i consumi energetici sia d'inverno che d'estate.(Non scendo nei dettagli perché grafici e schede esaustive avrete modo di consultarle nel testo). Il nocciolo centrale del discorso di Pallante credo sia la smitizzazione del PIL, gli economisti di una certa scuola da alcuni decenni ci vogliono far credere che la nostra felicità sia inscindibilmente legata alla crescita di produzione e consumi, ma tutto questo è contestato dalla "Decrescita" che invece pone l'accento sulla qualità non la quantità come strada alla felicità di tutti. Oggi il 20% del mondo sviluppato consuma l'80% delle risorse prodotte, il 20%  è destinato all'80% di abitanti dei paesi poveri, va da sé che in questo mondo c'è chi getterà il cibo e chi morirà di fame, vi sembra accettabile tutto questo?
A me del testo sono piaciuti soprattutto i capitoli dedicati al concetto di perdita dei valori condivisi per un benessere comune. "Comunità" se riflettiamo sulla possibile etimologia di questa parola, cum munus ( con un dono) cum moenia (con una recinzione) communis (mettere in comune creare un rapporto) ci accorgiamo che fin dall'inizio i nostri padri sottolineavano come una comunità funzionasse solo se coesa e pronta a condividere il frutto del lavoro di ogni componente con gli altri.
Il "dono" concetto che ha argutamente analizzato il grande antropologo francese Claude Lèvi Strauss, dalle nostre comunità è stato completamente sostituito dal "denaro". Nelle società arcaiche si "donava" il proprio lavoro e il proprio tempo, oggi , per esempio, nella società cinese che è approdata al consumismo, i vecchi , una volta ricchezza di ogni famiglia vengono rinchiusi nelle case di riposo e più aumenta il reddito pro capite, più aumentano i vecchi affidati alle case di riposo e i neonati affidati alle nursery: stiamo costruendo una società anaffettiva il cui uni scopo è produrre e consumare, o mi sbaglio? Un' ultima riflessione tratta da un episodio raccontato nel libro che pone un altro interrogativo etico quello sui linguaggi del viral marketing della società consumistica.
Un tempo nei negozi di giocattoli trovavate "l'allegro chirurgo" lo slogan sulla scatola diceva ai bambini: :"Cerca di operare il povero paziente senza fargli male, altrimenti il suo buffo nasone si illuminerà emettendo un grugnito!" Alcuni anni dopo ritroviamo il giocattolo con questa nuova scritta:" "L'allegro chirurgo refresh. Ritorna il gioco del paziente brontolone, in una nuova grafica ,fai tante operazioni, guadagna molti soldi e vinci il gioco". In questo secondo caso i pubblicitari pongono l'accento sul denaro, non è lo specchio di un involuzione etico, sociale, antropologica della nostra Società che non è più Comunità? La Decrescita felice è una possibilità da non lasciarsi sfuggire,  piccoli passi indietro, fatti con determinazione e convinzione ci daranno  un grande futuro :comune.


di Luigi De Rosa


Maurizio Pallante e Luigi De Rosa




















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